Perugia, 29 Dicembre 2020

Foto ©CdT/Gabriele Putzu

 

Questa è la lettera alla scuola scritta dagli studenti dell’’IIS G. BRUNO di Perugia durante la chiusura nell’anno scolastico 2019/20.

Ora tutto è cambiato, ma non ce ne rendiamo ancora ben conto. Le stagioni della scuola sono brevi, come breve è l’adolescenza ed è triste pensare che i ragazzi ne abbiano perso un pezzo: due gli anni di scuola che non recupereranno. Lo sanno e ne soffrono.

Ed io con loro.

Come scrive D’Avenia nell’Appello quando al Prof. Omero una ragazza chiede “Perché esiste il dolore?”, 

lui risponde così:

“Per raccontarlo. Il dolore ha la capacità di spogliarci di tutte le domande inutili e condurci all’essenziale, attira le componenti invisibili della vita come quello che in chimica si chiama catalizzatore. Dal dolore pretendiamo di ricavare sempre una formula, proprio come se fosse uno stato descrivibile. Ma il dolore è un processo e se ne può raccontare solo la storia, è una storia che si deve ancora fare.”

Antonella Guerrini

LETTERA ALLA SCUOLA

Foto ©CdT/Gabriele Putzu

Cara scuola,

ho scoperto che non sei solo corridoi e lavagne, lezioni e interrogazioni ma anche luogo di incontro, e a volte di scontro tra vite, menti, cuori e caratteri…

… ti hanno rimpiazzata con degli schermi e una piattaforma chiamata Classroom. Non sentirti insultata perché è solo una copia uscita male di te. La luce che riflettono quegli schermi è talmente artificiale che fa venire il mal di testa, e la voglia di seguire le lezioni passa subito. Tu invece sei vera e grazie alle tue finestre, quando siamo stufi di ascoltare il professore che recita la sua lezione , la nostra immaginazione parte solamente guardando le tue porte a vetri. Bouchra, 16 anni

 


 

Non so dirti bene se mi manchi oppure no . Qualche tempo fa ti avrei rimpianto con tutto il cuore ma ora sinceramene no, se non un poco.

Il fatto è che prima della pandemia stavo tutto il giorno sopra i libri , facendo i compiti , stando alzata fino a notte fonda; lo stress aveva raggiunto i limiti, non ce la facevo più . Ero sempre stanca, demotivata, imprigionata in una gabbia invisibile, ma sempre presente . La parte peggiore, o forse la migliore, è che , non so il perchè, ma nonostante tutto mi importava , non potevo andare a dormire senza prima aver finito i compiti o senza aver finito di studiare . Perchè io amo la scuola . Amo imparare , conoscere , scoprire, allargare i miei orizzonti . Non mi piace studiare , o forse mi piace , ma non in questo modo.

E poi ci sono i compagni. Loro sono le persone con cui condividi le risate , i sorrisi , i pianti , le cotte , gli amori , la felicità , la tristezza, l’ ansia , le insicurezze , i ricordi . Ricordi di serenità , spensieratezza , calma, caos , le ore di buco e le piccole avventure, le sostituzioni e le gite , gli scherzi e le battutine . Tutto questo mi manca , e mi manca da morire . Asia, 15 anni

 


 

Cara scuola è strano a dirlo ma mi manchi, mi mancano le aule che ora sono vuote, mi manca il suono della campanella , mi mancano i banchi , gli armadietti , i corridoi , i prof tutto veramente tutto. Soprattutto mi manca la normalità, svegliarmi la mattina con uno scopo ben preciso, e tornare a casa sfinita . Martina, 15 anni

 

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Ogni giorno di festa era una gioia perché ci consentiva di ‘’mettere in pausa’’ la nostra costante ansia per le verifiche e la paura di essere interrogati.

Purtroppo è ormai da un mese e mezzo, se non ricordo male, dato che ogni giorno per me è diventato uguale all’altro, che non condividiamo più gli aspetti positivi, né quelli negativi della nostra meravigliosa convivenza. In questo periodo, ti devo confessare, che mi sei veramente mancata. Non avrei mai creduto che una simile affermazione potesse uscire dalle mie labbra.

Mi sono accorto che di te mi manca soprattutto lo squillo della campanella, il suono delle voci e delle risate degli studenti nei corridoi e in cortile, le corse fatte per timbrare il badge in orario e l’ingorgo che si creava ai distributori automatici, ma anche i rimproveri e le lamentele dei professori. Ora tutto questo non c’è più. Mi ritrovo nella solitudine della mia casa, senza poter scambiare qualche parola o battuta con qualcuno, che non siano i miei genitori. Seguire le lezioni attraverso lo schermo del computer non sarà mai come assistere a quelle dal ’’vivo’’. I professori fanno di tutto per rendere le videolezioni il più possibile uguali a quelle che tenevano in aula, ma non è la stessa cosa.

Mentre gli anni passati in questo periodo dell’anno, non vedevo l’ora che arrivasse l’estate per separarmi da te, adesso mi trovo ad aspettare con ansia che arrivi settembre per poterti rivedere.

Spero che almeno tu resterai sempre la stessa, pronta ad accoglierci e a farci dimenticare, per quanto possibile, questo orribile anno. Lorenzo, 15 anni

 

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Cara scuola,

Mi manca alzarmi la mattina presto per andare “fisicamente” a scuola ed incontrare i miei compagni ed insegnanti. Lacosa più strana in assoluto è il fatto che mi manchino i professori,non avrei mai pensato di provare questa sensazione, anche se credo sia anche normale, visto che fanno parte di ogni mia giornata.

Mi mancano le loro urla, mi manca alzarmi dalla sedia per salutarli, mi manca vederli tutti insieme a prendere il caffè. Però è proprio da queste mancanze che capisco davvero quanto sono importanti per me. Marika, 15 anni

 

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Cara scuola, mi hai accompagnato nelle varie fasi della vita e, anche se ho cambiato tre scuole, rappresenti un’unica grande istituzione, quella che forma ogni anno migliaia di giovani, guidandoli fino alla loro completa crescita.

Tu, infatti, sei un luogo in cui i professori, con i loro insegnamenti, ci portano nel cuore delle cose del mondo, facendoci scoprire chi siamo attraverso le storie degli altri. Solo chi legge e ascolta storie trova la propria.

Ti confesso che in questo ultimo periodo sono triste, spiazzato, solo, ma anche arrabbiato. Mi sento un guerriero che vorrebbe indossare la sua corazza per combatte contro il nemico e sconfiggerlo, ma non è possibile farlo, perché questo miserabile di un virus è nell’aria e infetta tutto ciò che incontra lungo il suo tragitto, mietendo quotidianamente vittime. Vorrei poter uscire per respirare ancora quell’aria fresca e pura che ora mi fa paura, perché ha il sapore della morte, ma che fino a qualche tempo fa era intrisa          dell’odore della vita.

Per il momento la tua immagine può essere solo impressa nelle nostre menti, ma presto  torneremo ad affollare le tue stanze, riempiendole di calore umano, quello che ti rende eternamente viva. Tu riaprirai i tuoi battenti e noi porteremo quell’ondata di aria fresca che tanto ami.   Alessandro, 15 anni

 

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Penso che l’inversione dei ruoli sia stata molto divertente per tutti perché ognuno si è messo nei panni dell’altro e questo mi ha permesso di capire anche i professori. Perché molti professori, ad eccezione di alcuni, si sono ritrovati a farsi spiegare da noi il funzionamento di internet e noi da professori a spiegarglielo. Apprezzo molto la didattica a distanza e penso che, se potenziata, potrebbe diventare un nuovo metodo differente di apprendimento. Per concludere: ho avvertito che adesso c’è un’interazione maggiore tra noi studenti e i professori, non so bene dire il perché ma è un clima molto diverso e positivo da entrambi i lati, basta guardarlo dal lato giusto. Giacomo, 15 anni

 

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Sarebbe bello svegliarsi e scoprire che era tutto un brutto sogno. Alzarsi alle 6, prendere l’autobus con così tante persone da stare tutti schiacciati e mentre vai ripensi alla verifica di matematica della prima ora perché a te quelle equazioni di secondo grado proprio non entrano in testa, perché non ci mancano solo le cose belle, non ci mancano solo le ricreazioni, le battute con le bidelle, gli incontri in bagno, ci mancano anche le piccole “difficoltà” di tutti i giorni. Ci manca la normalità. Margherita, 15 anni

 

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È il 26 aprile e ormai sono passati quasi due mesi da quando al telegiornale è uscita quella “favolosa” scritta: “emergenza coronavirus, scuole chiuse in tutta Italia”. Noi ragazzi ci eravamo resi conto di avere 2 settimane di vacanza, lontani da te, dalle verifiche e dell’ansia pre interrogazione, ed eravamo al settimo cielo.

Purtroppo, già pochi giorni dopo, uscirono le prime restrizioni che, col passare del tempo, diventarono sempre più ingenti. Quella gioia e quell’eccitazione che all’inizio ci scorrevano dentro, si tramutarono subito in un senso di apatia e impedimento che, tutt’ora, non ci abbandonano.

A me manca assistere a una vera lezione, non a questa didattica a distanza dove c’è gente che non sente, alunni a cui non va il microfono, chi entra ed esce perché la connessione è scarsa. Mi manca azzannare quel pezzo di pizza calda mentre la prof. è distratta, lanciare la pallina di carta a un compagno per farlo distrarre o chiedere al mio amico: “ma tu hai capito qualcosa ?

Ora cara scuola ti saluto che mia madre mi ha ordinato di andare a stirare, non ce la faccio più aiutoo.

Ci vediamo presto, spero. Gabriele, 16 anni

 

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…scuola mia, ti dirò la verità: non mi sei mai piaciuta, ma ora che c’è questa situazione orribile capisco che significato hai, capisco che non c’era niente di negativo in te, ho capito che sei importante, che ci insegni tanto, che ci fai crescere e maturare, che qualche volta ci vedi piangere in quei bagni, magari per un brutto voto o spesso per i nostri problemi personali di cui ti rendiamo partecipe.

Abbiamo bisogno di te, io ho bisogno di te e non è giusto che in questa situazione tu venga sottovalutata così tanto, ci hanno separato per un tempo indeterminato, chissà quando ti rivedremo come sarai…Haji, 16 anni

 

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Mentirei dicendoti che mi manchi, perché purtroppo quando sono con te non mi sento bene e nemmeno apprezzato, mettendo tutti su una scala, ed essere sempre l’ultimo non dà molto gusto, mi fa sentire diverso e quasi inferiore agli altri e tutti continuate a ripetermi che andare a scuola è un privilegio, sembra che mi devo sentire in colpa per tutti i ragazzi che non possono andarci. Mi sento più vivo ascoltandoti dietro uno schermo, sperando che non mi parli, lasciandomi ai miei pensieri, aspettando che tutto questo finisca. Filippo, 15 anni

 

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Ci manca passare il badge tutte le mattine, o scordarci di farlo, ed entrare direttamente in classe, per poi renderci conto di essere assenti.

Poi però, ci mancano un po’ anche i nostri professori, che ora vediamo solo dietro ad uno schermo, facendo così una lezione abbastanza strana, cercando di capirla attraverso alcuni ostacoli, come la wi-fi debole o assente, la fotocamera rotta o il microfono che non funziona. I prof a volte si arrabbiano, ma noi, come loro, non eravamo preparati a questa situazione e quindi questi problemi sono abbastanza normali, forse è semplicemente il fatto che sono moltiplicati per almeno 10 persone in una classe e sembrano tanti, ma non lo sono. Desiree, 15 anni

 

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Non sappiamo quando le tue porte riapriranno per tutti noi, dicono settembre, sarà vero ma non sarà mai come quando ci siamo lasciati, stanno dicendo che ci divideranno, che ci terranno a distanza l’uno dall’altro, che potrebbero continuare a fare le video lezioni. Non sappiamo quando ritornerà la scuola che tanto odiavamo ma che adesso ci manca. Ti dico solo: tranquilla, sappiamo che ti manchiamo, pensa a noi, pensa a tutti i momenti che abbiamo trascorso con te e cerca di dire a te stessa che torneranno, anzi saranno ancora più belli perché non vediamo l’ora di farne di nuovi con te , aspettati delle belle.

A presto, scuola. Elisa, 15 anni

 

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Non ho mai pensato a quanto contasse ogni singolo abbraccio, ogni piccola parola, una risata; svegliarmi presto la mattina, prendere l’autobus e venire da te.

Sono successe tante cose, dall’ultima volta che ci siamo visti.

Ti racconto: è un periodo che ci ha stravolto la vita.

C’è stata una pandemia, è cambiato il nostro modo di fare, ci ha portato via tante persone.

Sì, possiamo vederci tramite videochiamate, ma non è la stessa cosa, non c’è la gioia che si percepiva in ognuno di noi. Paolo, 15 anni

 

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Con le vide lezioni i professori provano a spiegarsi come meglio possono, il problema è che, almeno per quanto mi riguarda, qualche volta si sente a scatti, il prof si blocca all’improvviso, i compagni sono tutte lettere dentro pallini, e c’è un silenzio che mi spaventa perché non è tipico della mia classe. In poche parole: mi manca l’umanità delle lezioni e con questo intendo: la lavagna, i miei compagni, i prof, i posti delle leggende in fondo, con la Guerrini, con Pietro e Leonardo che non durano neanche il tempo del buongiorno che lei li ha già separati;  le partitelle di calcetto con la Marcello, l’ansia dei miei compagni prima delle interrogazioni di chimica e fisica, le corse disperate verso l’aula verde grande per prendere il posto (ormai non le faccio più che tanto mi mettono sempre davanti), insomma mi manca  tutto perché anche le semplici interrogazioni o verifiche sono troppo diverse da quelle fatte in classe e personalmente non le sopporto. Ci tengo a precisare che senza te è tutto noioso e anche se ci rivedremo tra tanto so che ti ritroverò ancora più bella e splendente di quando ci siamo incontrati per la prima volta. Christian, 16 anni

 

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Mi chiedo tutt’ora quanto sarebbe più bello, più sano e più normale poter vivere la nostra adolescenza con tutte le prove, le battaglie ed anche le delusioni che ci fanno crescere come lo è stato fin ora.

La possibilità di fare le lezioni on-line è stata una grande salvezza: ha dettato i tempi e le relazioni di mattine casalinghe, spesso interminabili.

Con questo tipo di lezioni però non ti senti mai “osservato”, non sai mai se la prof o i compagni ti stanno guardando o no ed è molto triste a mio parere. Sto ripensando in questi giorni a tutte le cose che vorrò fare quando uscirò da questa situazione, che dovrebbe a questo punto in parte concretizzarsi tra pochi giorni.

Anche se sono attraversato da un sentimento strano, perché a questo punto è come se ci fosse un’abitudine a questa vita chiusa, una delle cose che sicuramente vorrei fare sarebbe tornare a scuola. Giuseppe, 16 anni

Mi mancano alcuni dei tuoi aspetti. Sai, tu mi facevi sentire sbagliata, non adatta, non abbastanza, e inutile. Questo lo penso anch’io di me stessa ma tu lo evidenziavi con il pennarello indelebile. Quando prendevo un brutto voto, oppure quando mi sgridavano tu eri lì per dirmi “non ce la farai mai” e io ti ascoltavo. Sai perché ti davo retta? perché tu sei considerata da tutti quella che mi aiuterà a migliorare, a crescere, a vivere, a trovarmi un buon lavoro; tu invece sei tutto il contrario: mi hai tirato giù, mi volevi far affogare, non volevi vedermi salire e per questo mi lanciavi contro le mie più grandi insicurezze. Hafsa, 16 anni

 

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Cara scuola, sarò diretto: non mi manchi affatto. Ho finalmente il tempo di guardarmi numerose serie (sia in trasmesse in tv, che in streaming su apposite piattaforme) e posso anche recuperarmi i grandi classici del cinema italiano ed internazionale (dai film più vecchi come: “Il Padrino”, “Arancia Meccanica” e “Taxi Driver” fino a film più recenti come il pluripremiato “Parasite” agli Oscar di quest`anno).

Un`altra fedele alleata in questo periodo di quarantena è la musica (di qualsiasi genere, da Hip Hop a Rock passando per i generi Pop, Indie, Soul, Funk, Blues e per finire Jazz) che mi tiene carico andando a creare una sorta di colonna sonora per la mia giornata. Alexandros 16 anni

 

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Sai, si è messa in moto una macchina che hanno chiamato didattica a distanza per sopperire alla tua assenza, c’è chi addirittura parla di continuare in questa direzione anche superato il problema COVID-19, perché “è partita alla grande”, “l’anno scolastico scorre perfettamente, sopra ogni aspettativa”

… Ma di cosa stiamo parlando???

Ok per questa emergenza, va bene per non lasciarci soli, tutto questo me lo faccio bastare ma è impensabile e inaccettabile cara scuola che pensino soltanto di farti fuori.

Già la nostra generazione, è la generazione dei social e dei dispositivi… è proprio adesso, in questa situazione, che prendo consapevolezza di quanto tu sia importante per noi ragazzi, che fino a ieri ti credevamo una prigione, con le tue regole e i tuoi orari, i professori che come soldati di un esercito credevamo ci imponessero lezioni e compiti. Oggi, in questa prigionia forzata, mi rendo conto quanto mi manchi…sì l’ho detto!! Mi manchi, le tue regole non ce le imponi ma ce le offri; ci metti al nostro servizio i tuoi spazi dove nascono amicizie, amori, discussioni, litigi e abbracci; dove le nostre menti diventano spugne impregnate di sapere. Con te tutti i cinque sensi hanno ruolo fondamentale.

…È scientificamente provato che sono necessari quattro abbracci al giorno per sopravvivere, otto per stare bene e 12 per migliorare nettamente il proprio stato di salute fisica ed motiva… Perciò un enorme abbraccio da ognuno di noi! Lorenzo, 16 anni

 

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Non sei nata per essere fatta a distanza, o peggio ancora in differita: sei fatta di relazioni, sei relazione. Per tutti, cara scuola, sei promessa di riscatto, fonte di educazione e istruzione. Sei il luogo in cui ognuno di noi a suo modo interagisce con regole da rispettare, aspettative da soddisfare, giudizi da confermare o smentire e ostacoli da superare nel presente, per raggiungere il proprio futuro imparando dal passato. Melissa, 16 anni

 

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Mi manca tutto di te: le tue mura inondate di disegni, scritte e date. Le porte malandate delle tue classi, che cambiavamo quasi ogni ora.  I tuoi armadietti colorati. L’enorme ingorgo che si creava davanti alle macchinette durante la ricreazione. Le chiacchere nel piazzale. I professori che ormai non ci sopportavano più, da quanto lì abbiamo fatti disperare. Le bidelle che non perdevano occasione per rimproverarci per il disordine della classe o per la troppa confusione.     Julia, 15 anni

 

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Ormai fare sempre le stesse cose è diventato pesante come il lavoro di un impiegato sottopagato che è costretto, con tutta la sua famiglia piuttosto numerosa, a cambiare città una volta a settimana visto che lavora per un’azienda multinazionale: alzarsi alle otto, fare colazione, accendere il PC, assistere alle lezioni, apparecchiare, preparare il pranzo, studiare, allenarsi, aiutare a fare la cena, andare a letto… e così via per 55 giorni, costantemente così. Spero che uno giorno dei primi di settembre, io possa finalmente svegliarmi alle sei e mezzo, imbracciare il mio zaino stracolmo di libri e penne, timbrare il biglietto dell’autobus, attraversare le tue porte in vetro, timbrare il badge e tornare a provare tutte quelle emozioni che solo tu mi puoi offrire. Ciao! e arrivederci cara scuola.  Giulio, 15 anni

 

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Sento che mi manca la terra sotto i piedi. Ricordo che odiavo stare seduta al mio posto per 6 ore di fila, e ora vorrei ritornare a sedermi proprio lì per 6 ore. Mi mancano i miei compagni con i quali ho condiviso e trascorso tutti i miei giorni dentro quelle quattro mura. Mi sembra di vivere tutte le mie emozioni in un modo mai prima visto e come se dentro di me ci sia una enorme bomba piena di sentimenti diversi pronta ad esprimere. Mi manca la mia classe la 2AM, molto particolare, siamo tutti diversi, ma ci compensiamo. Siamo anche vivaci e a volte facciamo arrabbiare i professori, tuttavia facciamo di tutto per migliorare ogni giorno. Considero la mia classe, come una vera e propria famiglia. Spero di rivederci presto! Tiziana, 15 anni

 

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È ormai parecchio che non ti vedo, non ti ascolto e non mi siedo tra i tuoi banchi.

Devo ammettere che ti ho odiata parecchio, per me sei stata proprio un incubo.

Quando mi comunicarono che non ti avrei vista più per due settimane, feci un salto di gioia. Mi rese molto felice l’idea che mi sarei potuta alzare quando avrei voluto, che avrei potuto completare i miei compiti con più tranquillità, che sarei andata a dormire più tardi la sera e che non sarei stata sei ore ogni mattina tra le tue mura.

Con il passare del tempo e con l’allungarsi della quarantena, però, ho iniziato, piano piano, a pensarti. Ti pensavo e ripensavo, fino a quando non ho avvertito un quasi senso di nostalgia. Benedetta, 16 anni

 

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Mai avrei pensato di dire che mi saresti mancata; siamo passati da stare 6 ore al giorno tutti i giorni tra quelle 4 mura a passare la metà del tempo davanti a uno schermo…Incredibile no? Ma la vera domanda è, quando finirà tutto questo? Quando potremo tornare a vederci tutti dal vivo? A condividere gran parte delle nostre giornate? Settembre? A settembre saremo già in quarto, ma quest’anno per me è come se non fosse mai esistito. Francesca, 16 anni

 

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La scuola come comunità viene sostituita da una piattaforma tramite cellulari e computer, ma non si può fare scuola senza scuola, si fa istruzione ma non educazione, e si fa comunicazione ma non comunità. A me manchi tu scuola come comunità. Gabriele, 16 anni

 

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Mi manca scherzare con i miei amici, suggerire una risposta ad un compagno in difficoltà, in poche parole mi manca il lavoro di squadra che si era instaurato nella nostra classe. Non l’avrei mai detto ma mi mancano anche i prof, che nonostante tutte le cose che gli facciamo passare, sono sempre lì, seduti sulla cattedra con una voglia immensa di farci imparare e che noi spesso non capiamo. Mi mancano le pareti rovinate, si! Hai capito bene! Quelle pareti che mi davano una carica immensa nello studio, per poi da grande rendere il mondo un posto migliore. Sappi che ora il governo, durante questa pandemia globale, ha cercato di sostituirti con una “didattica a distanza”, non te la prendere! Ricordati che sei unica! Questa “nuova scuola” è solo una copia di te venuta male perché gli manca la cosa più importante, le emozioni. È come comprare una Ferrari senza motore, per quanto possa essere bella all’esterno non correrà mai. Francesco, 16 anni

 

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Bisogna cambiare per andare avanti!! Per tre mesi siamo stati in casa e guarda: ora l’inquinamento è calato, le foreste Amazzoniche non stanno più bruciando, i ghiacciai stanno smettendo di sciogliersi, le persone preferiscono vedersi dal vivo invece di stare dietro ad uno schermo e i ragazzi non vedono l’ora di tornare a scuola. Blerta, 15 anni

 

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Durante questo periodo stiamo vivendo una nuova “peste nera”. Se dovessi definire la pandemia con una sola parola la chiamerei invadente, una maledizione scagliata con chissà quale ragione contro l’umanità, senza fare alcuna distinzione di età, etnia e soprattutto virtù. La cosa più opprimente di questa situazione è la lontananza tra le persone, soprattutto per quelli come me che vivono di affetto familiare e d’amicizia. La quarantena mi è penetrata fino al midollo osseo togliendomi i baci, gli abbracci e, con mia grande sorpresa, anche te cara scuola!

Questo stesso computer, che prima amavo tanto perché lo ritenevo una via di fuga dal mondo reale, ora mi provoca tensione e angoscia, tristezza e rabbia. Ora basta rispondere davanti ad una webcam per essere valutati… Tutta la bellezza di interagire con i professori e i compagni è svanita nel nulla come se questo virus volesse dimostrarci qualcosa. Mi mancano terribilmente tutti i rapporti che avevo dentro quelle mura, mi manca far sapere le mie idee e dimostrare quanto valgo veramente, mi mancano i bidelli, il bar, le macchinette, l’odore di gesso, i banchi rotti… Mi mancano persino le 2 ore di matematica il lunedì mattina. Leonardo, 17 anni

 

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In questo periodo fortunatamente siamo rimasti in contatto tra compagni e anche con i professori, ma mancano gli sguardi dei prof che ti guardano soddisfatti o delusi di ciò che facciamo.                                                                                  Ora a molti professori sembra che preoccupi solo mettere i voti! Non dovrebbe essere così perché stiamo vivendo un periodo difficile, quindi secondo me anche se dopo le lezioni ci fermassimo a parlare di come magari passiamo le giornate sarebbe una buona cosa. Chiara, 15 anni

 

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Cara scuola tu mi hai insegnato anche a come controllare le mie emozioni, come essere gentile, mi hai reso quello che sono, certo ci ho messo del mio, ma tu mi hai fatto da genitore, mi hai sgridata quando sono uscita dai limiti, mi hai premiata quando ho lavorato duramente, mi hai consolato quando sono caduta e mi ha fatto sentire come a casa quando mi sono sentita persa. C’è chi ti trova più “accettabile” perché ad ogni ricreazione può vedere il proprio amato, chi perché ha la possibilità di passare del tempo con il proprio amico del cuore e chi come me che ho passato mesi e mesi alla macchinetta di snack o al bar, perché avevo perennemente fame, in più il mio amato andava in un’altra scuola.  Eleonora, 16 anni

 

STUDENTESSE e STUDENTI DELL’IIS G. BRUNO DI PERUGIA

A.S. 2020-21

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